lunedì 16.06.2025

Atlantis Headwear x MOODART

Dalla collaborazione con la School of Fashion Communication di Verona nasce un progetto che intreccia headwear ed estetica visiva.

Come nasce la collaborazione tra Atlantis Headwear e MOODART?

La collaborazione tra Atlantis Headwear e MOODART nasce dall’incontro tra la nostra tradizione artigianale e l’energia contemporanea di una scuola d’eccellenza nell’ambito della fashion communication.

Fondata a Verona nel 2011, MOODART è la prima scuola italiana interamente dedicata alla comunicazione di moda, all’image coordination e alla progettazione di eventi. Una vera e propria boutique school, che fa della formazione personalizzata il suo tratto distintivo, lavorando in piccoli gruppi di studenti e valorizzando il talento individuale attraverso percorsi su misura.

Una visione che abbiamo sentito profondamente vicina: con oltre vent’anni di esperienza e più di 10 milioni di cappellini distribuiti ogni anno, noi di Atlantis Headwear abbiamo riconosciuto in MOODART lo stesso slancio verso l’eccellenza, la stessa attenzione al dettaglio e quella tensione costante tra estetica, metodo e internazionalità. Da questa affinità di intenti è nata una sinergia naturale: un progetto che unisce la nostra identità responsabile e manifatturiera alla creatività strategica e innovativa delle nuove generazioni.

Atlantis Headwear x MOODART

Il brief, il viaggio a Barcellona e uno storytelling che racconta moda e identità urbana.

Tutto è cominciato il 15 aprile, a Verona, quando parte del nostro team Marketing insieme alla divisione Purchase & Product ha incontrato gli 8 studenti del Corso Triennale in Fashion Communication di MOODART. È stato in quell’occasione che abbiamo lanciato il brief: una vera e propria sfida creativa che univa l’identità del nostro marchio alla capacità di leggere, interpretare e raccontare il contesto urbano attraverso la moda. Il progetto ha preso forma attorno a una selezione di cinque cappellini firmati Atlantis, ognuno con una shape e una personalità distintiva.

Il compito degli studenti? Reinterpretarli visivamente calandoli in quattro quartieri simbolo di Barcellona, città scelta come teatro del progetto per il suo spirito multiculturale, dinamico e autentico. Dal 6 all’8 maggio, gli studenti sono volati in Catalogna, portando con sé idee, visioni e voglia di mettersi in gioco. Un’attitudine che hanno dimostrato sin da subito, evitando i circuiti più turistici per immergersi nei veri cuori pulsanti della città. Quartieri vissuti, profondamente identitari, dove i nostri cappellini hanno smesso di essere semplici accessori per trasformarsi in veri e propri strumenti narrativi.

Cinque shape, otto sguardi: ogni progetto è una narrazione visiva autentica e profonda.

Gli otto studenti hanno reinterpretato cinque shape Atlantis, dando vita a progetti che fondono visione strategica e lettura autentica della città. I baseball strutturati come l’Estoril‑S Royal dialogano con le superfici architettoniche di Barcellona. I destrutturati Fraser Olive, Isar Grey e Isar Red si immergono nei toni terrosi e nei luoghi più intimi. I trucker Rapper Suede‑S, Snap Mesh‑S Royal‑Royal e Record‑S Black raccontano l’anima più ribelle e urbana. I cappelli sportivi come l’Erie Yellow Fluo o il Maui Navy risaltano tra murales, cortili e centri creativi. Chiudono la narrazione i bucket e shape alternativi, protagonisti di contesti ibridi tra design contemporaneo e cultura popolare.

Ogni progetto ha seguito un’identità chiara, a partire da Trecandís di Silvia Piva, che parte dalla poetica delle superfici spezzate e colorate per costruire un racconto visivo stratificato e simbolico, ispirato alla tecnica di Gaudí. Con Beyond Darkness, Tommaso Falcier mette in scena un viaggio introspettivo tra luce e ombra, dove il cappello diventa confine e passaggio. Camilla Dalla Costa, in People, racconta la città attraverso i suoi volti: uno storytelling fotografico in cui il cappello è ponte tra individualità e appartenenza. Downside Up, di Carlo Alberto Gennari, sovverte la prospettiva: lo sguardo si alza, capovolge l’ordinario e trova nuove connessioni tra elementi urbani e forma. In What emotions are you wearing today?, Keti Lala esplora il tema dell’identità emotiva, facendo del cappello un’estensione di sé, quasi un manifesto personale. Con Inner Light, Outer Glow, Matilda Munaretto indaga invece il contrasto tra interiorità e spazio pubblico, mescolando fotografia e installazione in una visione poetica e concettuale. Eva Scattolon Macchion, in Your Voice Matters, si appropria degli spazi marginali della città per amplificare voci invisibili: un lavoro dal forte valore sociale e visivo. Chiude la serie Hold Your Head Up! di Sara Sbrissa, un’ode alla forza personale e collettiva, in cui il cappello diventa simbolo di resilienza urbana.

Otto visioni, otto linguaggi, un solo filo conduttore: raccontare Barcellona e la sua gente attraverso l’headwear.

 

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